Non starò a raccontarvi delle storie

Menu

War and Peace in the global village / Pietro Grandi

Futureworld 

di Pietro Grandi

32. War and Peace in the global village

Marshall McLuhan & Quentin Fiore, “War and Peace in the global village”, Bantam Books, 1968.

“L’ansia critica in cui ora vivono tutti gli uomini è il risultato dell’interfaccia tra una cultura meccanica in declino, frammentata e specialista, e una nuova cultura integrale che è inclusiva, organica e macroscopica. La nuova cultura non dipende affatto dalle parole. Le lingue e il dialogo, infatti, hanno già preso la forma di interazione tra intere aree del mondo.”

(Marshall McLuhan)

Un mappamondo attaccato ad una presa elettrica. Un fulmine. Villaggio Globale. Automazione. Contatto. Effetto. Loop.

Dopo “The medium is the massage”, la coppia McLuhan-Fiore concepisce un nuovo libro tascabile, un collage visivo e verbale in cui vengono mostrati gli effetti dei media elettrici e delle nuove tecnologie per “stimolare una maggiore discontinuità, diversità e divisione rispetto alla vecchia società meccanica”. La nostra epoca è transitoria e “di profondo dolore”, e porta alla ricerca di un’identità tragica, dove i cambiamenti della società sono causati dall’introduzione di nuove tecnologie che accelerano il nostro modo di vivere. Questo provoca una perdita di identità, ma soprattutto genera guerre nel nuovo villaggio globale. Ma qual è la causa di questi conflitti? McLuhan, ripercorrendo la storia, medita sulla guerra non solo come fonte di distruzione e paura, ma anche come mezzo di educazione e progresso tecnologico.

Fiore enfatizza la sua analisi in “un inventario di alcune delle attuali situazioni spastiche che potrebbero essere eliminate con un po’ di lungimiranza”: una visione piena di stimoli e dinamiche di cambiamento, che permettono all’uomo di avere a che fare con la coscienza più profonda.

Aforismi e fotografie in bianco e nero mostrano il villaggio globale, un mix di parole e immagini a volte presentate in modo simmetrico e a volte asimmetrico, utilizzando sia il modello di lettura occidentale che quello orientale. Nella sequenza del libro si passa da un frame meccanico di “Tempi moderni” ad un morphing creato a computer di un volto che invecchia, da un’analisi visiva tra umanità e animali (evoluzione e post evoluzione) ad alcune citazioni tratte da “Finnegans Wake” di James Joyce. Ripetizioni e flussi di coscienza estremi illuminano questo ambiente elettrico grazie ad un nuovo linguaggio di scrittura.

Dal potere meccanico alla tecnologia del computer, dalla paura della guerra al conflitto generazionale, McLuhan ci vuole avvisare dei futuri cambiamenti della società attraverso nuove forme visivo-linguistiche, mostrandoci il concetto di “feedforward”, l’azione anticipata, dove i nuovi media elettrici diverranno violenti nei confronti dell’ambiente e in particolar modo dei singoli individui.

IMG_1573 IMG_1574 IMG_1575 IMG_1576 IMG_1577 IMG_1578 IMG_1579

[Intento di FN è stato, da subito, quello di costruire archivi; dei fondachi di materiali che trasportassero in rete quel che la rete fa sparire: la carta. C’è una separazione radicale e mal segnata fra il cartaceo e il virtuale. In rete se si cerca la carta non la si trova, si trovano le parole che la carta portava su di sè, ma niente che ci dica dove fossero quelle parole, che aspetto avesse l’oggetto che le conteneva. Chi volesse studiare ora editoria in rete trova ben poco, se non parole, che non bastano. Questa nuova serie, Futureworld, a cura di Pietro Grandi, interpreta al meglio quell’intento che FN insegue da sempre. (N.d.D.) ]

Futureworld, gli ultimi post.
FN, tutti gli ultimi post