Tutta l’estate con ROSAMUNDE PILCHER, di Giulia Visintin
Rosamunde Pilcher
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Grazie Liala, a cura di Mariolina Bertini
con un ritratto di parola di Christel Martinod
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4: Tutta l’estate con Rosamunde Pilcher
di Giulia Visintin
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Passano le stagioni, passano gli anni, ma dagli scaffali dei supermercati non spariscono mai i tascabili di Rosamunde Pilcher. Nelle librerie si trovano, sono tutti Oscar Mondadori, ma non sono mai messi in mostra. Pilcher non è mai stata particolarmente rinomata, in Italia, neppure nel settore del rosa, ma chi ha avuto occasione di conoscerla non ha potuto non affezionarsi ai suoi paesaggi e alle sue storie.
Tanta longevità editoriale è stata anche -c’è da supporre- la ragione per cui i suoi libri sono stati affidati a traduttrici via via sempre più attente, che hanno prodotto versioni scorrevoli, precise, in perfetto equilibrio fra la resa italiana dell’originale e la conservazione dei sapori (molto britannici) di ambienti, cibi, personaggi. Sapori che sono uno, e non il minore, dei piaceri che attendono le lettrici di Pilcher.
Le storie si svolgono quasi tutte in due regioni nelle quali l’autrice stessa ha vissuto: Cornovaglia e Scozia, nomi che già da soli evocano suggestive atmosfere per qualunque romantica anglofila. Sono sempre popolate di una folla di personaggi, delineati con attenzione anche quando occupano una piccola parte nella vicenda, ed è sempre difficile determinare chi abbia il ruolo di protagonista. È molto piacevole immergersi nella rete di relazioni, di avvenimenti, di svolte inattese – inattese, spesso, anche per i canoni del genere, che pure predilige l’ingrediente della sorpresa. E naturalmente godersi la descrizione della vita quotidiana nella variante albionica: i pasti, le passeggiate col cane, il golf praticato per diletto, le scogliere corniche, le brughiere delle Highlands.
Non c’è quasi umorismo, come se ne trova perfino in certi Agatha Christie tutti concentrati sul delitto e sulla sua soluzione, ma c’è sempre una visione delle persone e dei casi della vita intelligente, tollerante e coraggiosa -umana, in una parola. In quasi tutte le storie la morte ha un ruolo non secondario, ma intrecciato con un amore per l’esistenza che dà altrettanto conforto ai personaggi sulla pagina e alla persona che quella pagina legge.
In italiano sono stati pubblicati sedici titoli di Pilcher: tutti i suoi romanzi più importanti e alcune raccolte di racconti, che non sono in niente inferiori ai romanzi se non per il fatto che le ben congegnate storie finiscono troppo presto.
Per chi ancora non avesse provato la felicità di immergersi nel suo mondo e volesse – invidiabile condizione – provarci, ecco una lista di letture ideali, secondo il parzialissimo ma entusiasta parere di chi scrive.
Per cominciare, un romanzo breve: Le bianche dune della Cornovaglia, una storia di agnizioni non prive di risvolti dolorosi. Due personaggi sono pittori, ci sono pittori in molte storie di Pilcher, ma l’attività creativa è descritta senza aura né sussiego. In questo caso particolare la pittura è importante anche per lo scioglimento di uno dei nodi della vicenda, che ruota intorno ad una bambina: la scrittrice ha mano leggera nel delineare i personaggi infantili, che non di rado hanno parti di primo piano.
Se il risultato di questa lettura è quello quasi inevitabile, di soggiacere al fascino di Pilcher, ovvero se si vuole cominciare da un bel romanzone di grande godimento, si può passare a quello che è ritenuto uno dei suoi capolavori. I cercatori di conchiglie, garantisce svariate ore di immersione totale in una storia di famiglia che è anche uno smagliante ritratto dell’Inghilterra degli anni a cavallo della seconda guerra mondiale. Intorno all’indimenticabile personaggio di Penelope (talmente indimenticabile che verrà rievocata in tutt’altro contesto in un romanzo successivo) si muovono le altre persone della sua famiglia: genitori, marito, figli, più il grande amore della sua vita: un aitante alpinista-militare -siamo in tempo di guerra- che la corteggia sotto l’oscuramento, per le strade di Londra, leggendole poesie di Louis MacNeice. Il titolo “marino” del romanzo non tragga in inganno: non si tratta di una scena balneare, ma di un prezioso quadro dipinto in stile impressionista dal padre di Penelope, un altro pittore, appunto.
Sarà difficile, a questo punto, resistere fino alla fine di agosto per leggere un altro romanzo, ma unire i languori della stagione in declino alla lettura di Settembre è esperienza vivamente raccomandabile. Mentre il romanzo precedente si svolgeva tutto fra la Cornovaglia e Londra, questo si concentra con pochissime eccezioni nella Scozia di fine estate, quando si può smettere di far finta che il tempo sia bello e si tornano ad indossare con sollievo abiti di tweed e morbidi, consunti maglioni. A due avvenimenti importanti, un picnic per il compleanno della saggia serena matriarca borghese e una mondanissima festa per la maggiore età di una giovinetta bennata, si intrecciano le complesse vicende di una famiglia di aristocratici locali, in eleganti ristrettezze. Avanti e indietro nel tempo, si susseguono le storie di amore e di dolore di varie generazioni, non tutte sempre destinate a esiti felici. La capacità di descrivere in maniera equilibrata, sensata ma sempre partecipe, esperienze del genere è un tratto tipico di Pilcher, come la sua abilità nel ritrarre personaggi di varie classi sociali, con un occhio alle trasformazioni della società -l’emporio del minuscolo paese sperduto fra l’erica è tenuto da una coppia di indiani- e uno ai caratteri che piace pensare immutabili nella vita inglese, come i differenti gusti in fatto di cibo fra persone di differente estrazione.
Da tenere da parte per un’occasione speciale, infine, l’ultimo titolo pubblicato dalla scrittrice prima di ritirarsi dall’attività, a quasi ottant’anni: Solstizio d’inverno. Per nessun verso un’opera minore, è un romanzo ricco di sfumature e personaggi delineati con affettuosa cura, nel quale l’attrice teatrale in pensione Elfrida porta una nota di vitalità e di serenità in mezzo a una fitta rete di storie spesso malinconiche, talvolta felici o sulla strada di esserlo, ma sempre narrate con l’accento della realtà. Infallibile come gli scioglimenti delle sue storie, la sensazione che si prova all’ultima pagina è quella di ogni libro di Rosamunde Pilcher: gratitudine.
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A proposito di:
Rosamunde Pilcher, Le bianche dune della Cornovaglia, 210 p., cartaceo, 9€
I cercatori di conchiglie, 544 p., cartaceo, 12€
Settembre, 561 p. cartaceo, 10,50€
Solstizio d’inverno, 419 p.; 10€
(tutti editi da Mondadori)
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4: Tutta l’estate con Rosamunde Pilcher
di Giulia Visintin
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(Giulia Visintin è bibliotecaria a Firenze. Anglofila prima ancora che romantica, considera dimostrazione definitiva dell’esistenza delle affinità elettive il fatto che il romanzo rosa fiorisca rigoglioso nel reame di Sua Maestà Britannica)
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Grazie Liala, una serie a cura di Mariolina Bertini
con un ritratto di parola di Christel Martinod
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