L’esposizione di Roland Barthes
Roland Barthes, cacahuètes
[le sezioni del Bar Barthes: accanto a “i testi” e “le immagini”, “cacahuètes” (arachidi, noccioline, bagigi, che mai possono mancare in un bar serio)]
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Bar Barthes, di Marco Mondino
-cacahuètes
13: Una mostra alla Biblioteca Nazionale Francese di Parigi
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Bianco e blu sono i colori che ci guidano nella mostra “Les Écritures de Roland Barthes. Panorama”. Bianco come il foglio, blu-nero come il colore dell’inchiostro Waterman, abitualmente utilizzato da Barthes.
L’esposizione, curata da Éric Marty e Marie Odile Germain e allestita dall’architetto Patrick Bouchain si snoda in due spazi: nel corridoio della Biblioteca Nazionale, luogo di passaggio e di attraversamento, -qui, su delle tele di stoffa leggera, sono impresse citazioni tratte dagli scritti di Barthes e alcune riproduzioni fotografiche, e nella Galerie des donateurs, -dove si costruisce un percorso sui Frammenti di un discorso amoroso a partire dagli appunti e dalle schede redatte da Barthes-.
Il corridoio è lo spazio dove si installano le differenti scritture di Barthes, ricostruite secondo un percorso tematico che inizia con la scrittura del politico, procede con la scrittura del mondo e si conclude con il progetto incompiuto della Vita Nova. La scelta di utilizzare alcune citazioni dell’opera barthesiana rivela la molteplicità dei temi affrontati dall’autore e permette allo stesso tempo di raccogliere quelle persistenze e quegli elementi tematici centrali all’interno della sua produzione.
Disposte in maniera fluttuante e con grandezze tipografiche variabili i frammenti possono essere letti senza seguire una direzionalità precisa, dando allo spettatore la possibilità di costruire il proprio percorso.
Ad intervallare i testi ci sono una serie di immagini che un lettore di Barthes riconosce a prima vista: il gioco del pachinko, la cui foto compare nell’Impero dei Segni, una lettera dell’alfabeto di Erté, il giardino Zen, fino ad arrivare alle fotografie di quei miti d’oggi come il volto di Greta Garbo, o ancora la riproduzione della Citroën DS in una copertina di Paris Match.
Il percorso visuale e testuale pone così l’accento anche su tutte quelle operazioni di montaggio fotografico e testuale che hanno caratterizzato alcuni dei libri più importanti di Barthes da L’impero dei Segni al Barthes di Roland Barthes fino a La Camera Chiara.
Se il corridoio diventa spazio della deambulazione, dall’altro si accede al dietro le quinte della scrittura di Barthes e dalla luce naturale si passa alla luce soffusa della Galerie des donateurs dove si costruisce un effetto di intimità e si entra a contatto con la dimensione privata della scrittura. In sequenza sono esposti gli appunti e i documenti calligrafici intervallati dalle pitture-scritture di Barthes, di cui abbiamo ricostruito il percorso all’interno di un altro post. Alla verticalità espositiva che caratterizza la prima parte del percorso si oppone così l’orizzontalità della seconda dove si ricostruisce il processo di scrittura di una dei libri più famosi di Barthes.
Il percorso si apre con la prima pagina del Journal amoureux, dove si intrecciano le esperienze private, sotto forma di avvenimenti, accompagnate dalle figure corrispondenti (dipendenza, sensibilità), e prosegue con i materiali del corso sulle figure amorose, tenuto tra il 75 e il 76 all’Ecole pratique des hautes études (recentemente pubblicato in Italia da Mimesis). Passo dopo passo sono mostrate alcune delle figure che comporranno il libro, i paratesti (liste, indici e tabelle) fino ad arrivare alla versione dattiloscritta con continui rimaneggiamenti e cancellature in blu, ben marcate nei fogli. Quello che si mette in mostra è un metodo di lavoro che mostra le genesi e il susseguirsi di un progetto di scrittura che ha portato alla pubblicazione di uno dei più grandi successi editoriali di Barthes:
«centomila copie vendute nello stesso anno, immediate traduzioni, una riduzione teatrale, innumerevoli interviste a Barthes, che si ritrova persino in televisione a discutere dell’amore con Françoise Segan e Bernard Pivot, conduttore della celebre trasmissione Apostrophes. Un successo mediatico che eccede la figura del sapiente appena asceso al Collège de France e lascia perplessa la comunità scientifica, mentre lo consacra scrittore a pieno titolo attraverso un libro che è «quasi un romanzo» (Pezzini I. Introduzione a Barthes, pp. 123-124).
Nel tentativo di provare a ricostruire all’interno del Bar Barthes lo spirito della prima parte della mostra vi proponiamo una piccola galleria fotografica.
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Bar Barthes, di Marco Mondino
–cacahuètes
13: Una mostra alla Biblioteca Nazionale Francese di Parigi
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5: Il fibroso
6: Emicranie
7.1: Imitazioni
7.2: Pittura, scrittura, cucina
10: Scrivere
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Bar Barthes, di Marco Mondino
Un tentativo di esplorare con cura il pensiero di Roland Barthes lungo i suoi libri, condotto attraverso lo sguardo attento e interrogante di chi si accosta a Barthes decenni dopo la scrittura delle sue opere. Marco Mondino apre il suo Bar su FN, con un gesto ambizioso e pacato, che vuole dar conto di tutti i testi di Barthes pubblicati in Italia -presentati, nelle illustrazioni, nelle loro prime edizioni-, uno per uno, cronologicamente; ai post monografici se ne affiancheranno altri, più mossi, inaspettati, d’occasione. Concluso, con la pubblicazione degli inediti più personali, il tempo presente di un autore che ha segnato profondamente almeno tre decenni del pensiero culturale, il Bar Barthes si propone di inziarne una rilettura, informativa, puntuale, divertita.