nostro padre, 1
Mio fratello mi manda via mail questa foto, e mi chiede un commento. Era un po’ che non postavo più, un po’ intimidito anche dal fatto che mia sorella si era sporta un momento a vedere e mi aveva espresso tutto il suo disagio: “è anche la mia famiglia”, dicendo. Un mio nipote invece qualche mese fa mi aveva approvato, e poi anche un altro. Quest’invio, e questa foto, ora mi spingono a riprovare. Mio fratello mi invita a soffermarmi sul sorriso ironico. E’ una foto che avevo visto tempo fa e poi non più, scattata vedo un anno prima che io nascessi. La mia età di adesso dunque. Più lo guardo e più mi chiedo se sia davvero un sorriso ironico. Forse l’ironia è tutta in quell’ombra che gli taglia il viso, in quel nascondersi degli occhi al riparo, a guardare non visto. C’era in lui, persona seria che di mestiere gestì un’azienda, anche un perpetuo sberleffo, il prendersi gioco di tutto quello che si prende sul serio. E l’indiscutibile dolcezza di quello sguardo russo, era forse una dolcezza di rimpianto, che subito incrinava la gioia semplice: l’ironia era di chi aveva già visto e sapeva solo rivedere. Ma chissà.
Il maglione verde che indossa, fatto a mano dalla madre di nostra madre, lo uso ancora io, tutti gli inverni, e sembra fatto ieri. Riconosco in quelle rughe che si affollano agli occhi, di riso o di sole accecante, le mie. La mia barba, ai suoi due colori, ne ha aggiunto uno, il nero; ma è ora più bianca di come fosse la sua allora.