Non starò a raccontarvi delle storie

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negativi

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Una striscia di negativi della Rollei di mio padre, la persona ritratta è mia madre. Nella foto in basso è alla spiaggia, cosa rara, non sopporta il sole, è fotofobica. Qui deve essere o con mia sorella o con mio fratello grandi: il fratello più vicino a me ed io siamo nati più o meno a dieci anni di distanza da loro, forse allora mia madre provava ancora a scendere al mare. Quand’ero piccolo vissi la strana situazione di abitare al mare e non andare mai in spiaggia: appena finiva la scuola, a volte anche prima, mia madre ci portava in montagna, al nord, dove passavamo le lunghissime vacanze estive.
Così ho imparato a nuotare tardi, e in piscina, e fui salvato dall’affogamento un giorno che dimostrai di sapermi tuffare: fiero nella mia ciambella salvagente tesi in alto le braccia e mi lanciai in acqua, dimenticandomi della ciambella, e che non sapevo nuotare. Mi salvò mio zio. Io non mi ricordo più di tanto delle prese in giro, ma per come lo ricordo è un episodio che ha contribuito a radicare la sensazione di separatezza, di alterità che sentii già da molto piccolo. A me sembra che io fossi buono, e entusiasta, ma non capivo le regole non dette. Ricordo molto bene le braccia dell’istruttore che infine mi insegnò a nuotare, a loro mi sarei affidato per sempre. Girava in casa la storia che mio padre avesse insegnato a nuotare a uno dei miei fratelli grandi legandogli una cima intorno alla vita e buttandolo a mare dalla barca. Storia che mi è sempre parsa cruenta, e che invece ora non so non vedere con una qualche tenerezza, un piccolo bambino o una piccola bambina e il loro padre che li sostiene, come una paperetta nella vasca, sporgendosi dalla barca in mare aperto.
In ogni caso ringrazio che con me non l’abbia fatto.

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