Maurice Sachs / IL SABBA. Adelphi 2011. Luca Scarlini (da L’Indice dei Libri)
Il Sabba
(Le Sabbat)
di Maurice Sachs
traduzione di Tea Turolla e Leopoldo Carra
nota di Ena Marchi
[responsabilità grafiche non indicate]
332 p. ; cartaceo, 22 €
Adelphi, Biblioteca Adelphi 582, Milano 2011
Il mito della Parigi tra le due guerre continua a rimanere intatto, quando si tratti di relazioni tra arte e vita, letteratura e tentativo sociale, sperimentazione sessuale e dichiarazione di orientamenti estetici radicali.
I party di domani, cantati nel celeberrimo primo disco dei Velvet Underground, erano quelli di cui tutti tenevano rigorosamente il conto, tra una serata a Le boeuf sur le toit e una gita con orgia a qualche illustre magione di campagna, mentre divampavano gli scandali, golosamente attesi. Tra l’altro quelli delle opere surrealiste, e in specie del magico L’âge d’or di Luis Buñuel, che pure mise non poco in imbarazzo i suoi blasonati produttori De Noailles.
Da decenni Maurice Sachs emerge da questo mondo come figura di seduzione e oscurità, con fans e detrattori al seguito.
Del complesso personaggio esiste da tempo un’ottima biografia, Les travaux forcés de la frivolité che Henry Raczimow ha pubblicato nel 1988 da Gallimard, mentre online è reperibile un lavoro di Emmanuel Pollaud- Dulian (www.excentriques.com).
Se Jean Genet inneggiava ai tedeschi come castigatori dell’odiata borghesia francese che lo aveva imprigionato nel corso di tutta la sua vita, il nostro autore vanta un profilo da squisito “traditore”, voltagabbana, mirabile trasformista, villain incallito, ladro e socialista, omosessuale e seduttore di belle signore, per finire come il ser Ciappelletto di Boccaccio in precario equilibrio tra santità (per alcuni ha salvato degli ebrei in fuga) e dannazione (per altri invece ha approfittato biecamente della situazione).
Ora Adelphi ripropone Il sabba (nella traduzione animata di Tea Turolla e Leopoldo Carra, con una informata nota di Ena Marchi), suo principale volume di memorie insieme a La chasse à courre, a distanza di molti anni dalla prima presentazione italiana, che era avvenuta nel 1972 da Sugar, nella versione di Marco Amante.
Quella proposta aveva suscitato una certa eco e il libro infatti era stato poi ospitato nella collana di edicola dei Pocket di Longanesi, che in quegli anni sdoganava il Quartetto di Alessandria di Lawrence Durrell come lettura “erotica” e proponeva comode edizioni tascabili del Divino Marchese.
Peraltro questo recupero era stato anticipato, un decennio fa, nel 2002, da Meridiano Zero con La decade dell’illusione (a cura di Manuela Maddamma), testo gemello di questo oggi ripresentato che, in sintesi maggiore, attraversa gli stessi luoghi della memoria.
Il mito del traditore Maurice in primo luogo si alimenta di una vera e propria epifania di travestimenti. Nel libro le pagine più memorabili sono quelle in cui racconta la sua conversione da ebreo a mondanissimo abatino, sotto l’egida, chicchissima, di Jean Cocteau e Jacques Maritain. La sottana della tonaca gli procura eccitazione assoluta e finalmente si trova nelle vesti di donna che ha sempre sognato. La sua carriera in parrocchia dura prevedibilmente poco, ma il seminario si rivela perfetto luogo per l’invenzione di avventure e sogni erotici mirabolanti. Eppure è in grado, con rapido voltafaccia, di sposare una ricca americana di salde convinzioni puritane, per il gusto di viver bene, star negli agi. Insomma, un ribaldo, con il gusto del rocambolesco e con una passione, confessata, per la lettura delle opere di Gian Giacomo Casanova.
Il titolo del libro nasconde un sottotitolo che precisa una atmosfera: “ricordi di una vita burrascosa”. Siamo quindi nel territorio di una survoltata, velenosa, nevrotica “confessione di un figlio del secolo”, in cui il dettato mussettiano, tramato di ansie adolescenziali e sogni di gloria, diviene invece cronaca del tran-tran di un fascinatore, o se si preferisce, una marchetta. Una figura pronta a tutto per ottenere il proprio scopo.
Eppure (come segnala Ena Marchi in apertura alla sua nota), era pingue e segnato da malattie psicosomatiche, ma in lui colpiva lo charme di una persona pronta a tutto, per assicurarsi un proprio “posto al sole” in quel tout Paris, sempre pronto ad accogliere nuove celebrità, ma altrettanto rapido a scaricarle, quando fosse in vista una nuova attrazione. Il sabba è quindi quello di un circo mondano, di cui il nostro vuole farsi cicerone, imbonitore e star principale.
Viene in mente la celebre scena di Lola Montes di Max Ophüls, in cui il presentatore offre al pubblico il corpo della leggendaria femme fatale, decantandone le gesta e allo stesso tempo identificandosi con lei.
Leggendo le pagine, anche troppo dense di nomi e fatti, di questo libro si comprende bene un’ansia di vita, che tutto brucia. La scrittura, sempre sognata come via all’affermazione e come espressione del suo personaggio segreto, assai lontano dalla sua conclamata, esasperatissima maschera pubblica, non darà per l’autore i frutti nel grande romanzo sognato, ma piuttosto nella tessitura di una memoria che diviene specchio scuro di un’epoca che troppe volte ha amato rappresentarsi trionfalmente, nella visione di una “festa mobile” destinata a non tramontare mai.
Maurice Sachs racconta benissimo anche i doppi fondi, le attese lunghe snervanti nelle quinte, prima di entrare nel palcoscenico. Il testo è spesso brillante, lucido, ma talvolta invece si avvolge su se stesso nel tentativo di offrire una visione coerente di un frammento di esistenza, polverizzata in mille assunzioni di maschere e vissuta fino all’ultimo respiro.
Tra tanti affondi e attacchi, accuse e dichiarazioni, compare anche un momento di commozione, quando l’autore dichiara di non essere riuscito mai a rivedere la madre con cui aveva rotto i rapporti tanti anni prima, quando aveva abbandonato il suo cognome Ettinghausen, per adottare il nome di battaglia, con cui ha firmato le sue opere.
Sachs non ha la forza di Cèline o di Genet, ma pure ha una sua voce inconfondibile, ossessiva e velenosa, quasi un controcanto all’autocelebrazione di un’epoca.
(Articolo apparso su L’Indice dei Libri di febbraio 2012)
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Riassunto bibliografico:
queer / letteratura francese / prime edizioni italiane
Il Sabba / Maurice Sachs
1. ed. – Milano : Adelphi. – 22 x 14 cm. – (Biblioteca Adelphi – 582)
Turolla, Lea (traduzione di) ; Carra, Leopoldo (traduzione di)
Marchi, Ena (con una nota di)
brossura, con alette
alla copertina: Chaïm Soutine, Il cameriere ai piani (1927 ca.): Musée de l’Orangerie, Parigi
©2011 Adelphi edizioni S. p. A., Milano
@1960 Édition Gallimard, Paris
@ per l’ill. DACS / PETER WILLI / THE BRIDGEMAN ART LIBRARY / ALINARI
tit. orig.: Le Sabbat
(chi ha pagato il libro: per fare le fotografie che illustrano la recensione di Luca Scarlini, FN ha acquistato il libro alla Libreria Mondadori di Torino, beneficiando di uno sconto del 15% sul prezzo grazie a una convenzione fra la libreria e la Carta Musei di Torino)