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15: LOUIS-RENÉ DES FORÊTS / Il chiacchierone

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Louis-René des Forêts, IL CHIACCHIERONE. Guanda 1982. Prosa contemporanea 15.

Louis-René des Forêts, Il chiacchierone, Guanda, Milano 1982. 106 pp.; 20 cm x 12 cm; (Prosa contemporanea 15)
Titolo originale: Le bavard
Traduzione di Gioia Zannino Angiolillo
Brossura con bandelle
Alla copertina: René Magritte, La riproduzione vietata, 1973.
Stampa: settembre 1982
Stampatore: Edigraf s.n.c. S. Giuliano Milanese
Copyright by Éditions Gallimard, Paris, 1946.
© 1982 Ugo Guanda Editore S.p.A, via Daniele Manin 13, Milano
Lire: 7.500
Copia in ottimo stato.

[M. M.]

 

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Alla bandella di copertina:

Pubblicato per la prima volta nel 1946, finora inspiegabilmente mai apparso in Italia, questo romanzo di Louis-René des Forêts è senza dubbio uno dei testi che hanno influenzato maggiormente le successive ricerche, in campo narrativo, della letteratura francese. Tuttavia nulla, ne Il chiacchierone, è concesso al puro sperimentalismo, né il suo intreccio potrebbe essere più lineare e il suo protagonista più classico, imparentato com’è ai personaggi del «sottosuolo» di Dostoevskij e di Kleist. Molto amato da Georges Bataille, che lo considerava «uno dei racconti più strani e più sconvolgenti che siano mai stati scritti», il libro ha avuto probabilmente il suo esegeta più acuto in Maurice Blanchot, che in un lungo saggio ad esso dedicato scrisse fra l’altro: «Il chiacchierone non è il ritratto del chiacchierone. E neppure siamo in presenza di uno di quei personaggi di Dostoevskij, parlatori inveterati, che nel desiderio di una confidenza provocante si offrono ad ogni istante per ciò che sono allo scopo di tacerlo meglio, benché la forza estenuante delle Memorie del sottosuolo qui risorga spesso. Saremmo piuttosto tentati di richiamarci, cercando qualche pezza d’appoggio, a quel certo movimento che attraversa l’opera di Michel Leiris e in particolare a quella pagina di Età d’uomo in cui lo scrittore non trova altra motivazione alla propria tendenza a confessarsi se non il rifiuto di non dire nulla, mostrando che la parola più irreprimibile, quella che non conosce né limite né fine, ha come origine la propria stessa impossibilità. Qui, il narratore, quando ci invita in modo assai tendenzioso a scoprire chi egli sia, ci descrive uno di quegli individui che provano il bisogno di esprimersi e tuttavia non hanno niente da dire, e forse a causa di ciò dicono mille cose, senza preoccuparsi del consenso dell’interlocutore, di cui peraltro non possono fare a meno».

 

 

Alla bandella della quarta di copertina:

Louis-René des Forêts è nato a Parigi nel 1918. Dopo studi di Diritto e di Scienze politiche ha viaggiato a lungo per l’Europa con frequenti soggiorni in Italia, Grecia, Austria e Inghilter­ra. Nel 1943 ha pubblicato il suo primo roman­zo, Les mendiants (I mendicanti), al quale è se­guito nel 1946 Le bavard (Il chiacchierone). Dopo un lungo silenzio, nel 1960 lo scrittore ha dato alle stampe una raccolta di racconti, La chambre des enfants (La stanza dei bambi­ni), e nel 1967 il poemetto Les Mégères de la mer (Le Megere del mare).

 

 

 

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