MONICA BACIO, di Lorenzo Fontana. 1: Intro
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Monica Bacio
frammenti per un monologo
di Lorenzo Fontana
1. Intro
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Nacqui nei ’70 e giunsi in anni cupi,
libero lo spirto mio com’è quello dei lupi.
Da subito in fattezze de masculo
sentii smover, de drentro,
l’intensa femminina forza,
la scorza,
ch’el tempo avrebbe trasmutato
in delicata movenza,
in gentile essenza de bambino
che l’ambigua carta porta,
ma ancor senza difesa,
alfin non resta che la resa;
lo pensiero dello sbaglio,
il nascondiglio,
la lacrima sul ciglio,
al voler sentire che forte preme
lo desiderio de svelar
il sommovimento,
lo stordimento, de scoprir la direzione
c’agli altri par sbagliata.
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E che è sta coglionata de voler la gonna?
Sei mica donna.
E de farti sto caschetto?
Se sei maschietto hai da tagliare corto.
Sei tutto storto
col tuo pallore,
metti solo nel danzare un po’ d’ardore!
L’ha da finir ‘sto gioco di finezze.
Nascondi le fattezze tue istintive
e senza troppe pive
rieduca la voce e le movenze!
Così dicean le genti
ed io bambino, senza gl’instrumenti,
tentai e ritentai de farmelo piacere,
de correre sul campo,
de fingermi un’arciere,
al posto della bionda principessa,
d’amare de giocar a finger guerra,
invece di rosare in una serra;
de cominciar a far lo sguardo interessato sul gentil sesso
invece d’ascoltar solo me stesso
e alfin gridare
il sesso, lo gentile, sono io
quell’altra è sol puttana, lo sa Iddio.
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Ma per meglio capir la via tortuosa,
me tocca raccontarla,
‘sta storia assai poco virtuosa,
già vi s’avverte:
qui si gioca a carte scoperte,
non s’ometterà l’dolore,
la risata crudele, l’amor mancato
o quello ricevuto goffo e silenzioso,
in quel momento in cui parlare è doveroso;
partiam allora là dal ’70:
in quel 3 di maggio
quando l’acque s’aprirono all’improvviso
el vagito già non venne naturale,
ma estratto da un taglio netto, ventrale,
e la donna esausta non volle il naturale a lei vicino,
che la stanchezza prese il sopravvento;
lo vide i primi giorni a stento
da lontano
e già il destino ci mise la sua mano.
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“Monica Bacio è un nome rubato al personaggio di un testo di Michel Marc Bouchard, che io e Valentina Diana mettemmo in scena nel 2007. Un personaggio che è poi diventato una sorta di mio alter ego e che si è “esibito” in alcune occasioni (e grazie ad Elena Russo Arman, per aver coinvolto Monica nelle performances dedicate a Fassbinder, organizzate da Phoebe Zeitgeist a Milano) per poi rimanere in attesa di un’uscita ufficiale. Ora Monica è quasi pronta, nel frattempo le è cresciuta la barba, e si presenta raccontando la storia di un bambino, del bambino che era, e del suo percorso di crescita e di scoperta del mondo. Ho scritto il lamento di Monica in versi, perchè era per me l’unico modo di dire cose non sempre leggere, mantenendo un po’ di distacco, cercando di non abbandonare mai il tono giocoso e ironico.” [dal Foglio di sala de IL LAMENTO, ovvero le lacrime, DI MONICA BACIO, di e con Lorenzo Fontana, andato in scena il 10 aprile 2015 al Cecchi Point di Torino]
Monica Bacio ha una pagina facebook.
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[ Da sempre FN si interroga, nella pratica, sul rapporto fra testo e immagine in rete e su come sia possibile portare in ambito virtuale materiali che vivono all’interno del mondo tangibile; la serie di Monica Bacio, che Lorenzo Fontana pubblicherà per FN nel corso dell’estate 2015, nasce dal progetto di un monologo, che ha già visto una prima messa in scena come studio. Come si porta un monologo in rete? Senza il corpo dell’attore, senza la voce, la scena? Monica Bacio prova a farlo costruendo dei frammenti che combinano testo e immagine (entrambi di Lorenzo Fontana), in un’operazione che ricorda molto da vicino le serie di Francesco Gagliardi (Esercizi, dove gli spartiti di performance sono resi immagine su carta, spediti, fotografati e messo in rete, affidati all’esecuzione di uno spettacolo privato di cui non abbiamo traccia se non ipotetica) o di Giovanni Tola (Kroppslotion, dove l’autobiografia si articola fra testo e immagine, ponendo il proprio corpo come terreno unico della rappresentazione). N. d. D.]