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Mauro Maraschi, La Prosa Contemporanea di Franco Cordelli

[Apre con questa Introduzione una nuova sezione di FN: Prosa Contemporanea, a cura di Mauro Maraschi. Cugino del progetto costruito intorno ai Coralli Einaudi, anche questa serie si propone di ricostruire le vicende di una collana editoriale fornendo per ogni titolo la scannerizzazione delle copertine e una rigorosa scheda bibliografica. Inoltre Maraschi trascrive di ogni libro i testi presenti sulle bandelle, preziosi per cogliere l’intenzione del curatore e l’assonanza con cui i testi si dispongono l’uno accanto all’altro. Ai post singoli di ogni volume, in ordine cronologico, si affiancheranno altri materiali testuali, l’elenco dei titoli (bussola per muoversi fra tutti i post) e interventi focalizzati sui vari aspetti della collana.
FN è tanto contento di questo progetto, interamente pensato e proposto da Maraschi, perché ne consolida l’idea e la funzione di luogo dove possano sedimentare materiali di cultura editoriale, altrimenti difficilmente reperibili, qui ordinati, facilmente fruibili. Di questo, del suo ordine e rigore, FN ringrazia Maraschi e un po’ lo invidia]

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La Prosa Contemporanea di Franco Cordelli

a cura di Mauro Maraschi

Intro

Guanda ha avuto tre vite. La prima inizia nel 1932, a Modena, per opera dell’allora ventisettenne Ugo Guandalini che, sotto il logo di una fenice ispirata al mosaico che decora la pietra tombale di D. H. Lawrence, pubblica, per la prima volta in Italia, García Lorca, Prévert, Eliot e Dylan Thomas. Alla sua morte, nel 1971, gli subentra Diego Paolini, che affida a Giovanni Raboni una nuova grande stagione di poesia: Woolf, Tagore, Ferlinghetti, Gibran, Mandel’štam, Cvetaeva. Nel 1986, con l’acquisizione da parte del gruppo Longanesi e il trasferimento a Milano sotto la direzione di Luigi Brioschi, nasce invece la Guanda che conosciamo oggi e che ha pubblicato Hornby, Updike, Welsh, Safran Foer e Sepúlveda.

In questa serie di post, si approfondirà la Guanda di mezzo, e in particolare la collana Prosa Contemporanea, curata dal critico, romanziere e giornalista Franco Cordelli in sinergia con Roberto Rossi e Maurizio Cucchi. In redazione dal ‘75, Cordelli inaugura la collana nel 1980 con Sentieri nel ghiaccio di Herzog, ai tempi “la sua ossessione”. Da lì a cinque anni, la collana ospiterà Bernhard, Perec, Mishima, Handke, Isherwood, Gadda, Cortázar e molti altri.

Si tratta a volte di opere minori, come nel caso dei tre racconti di L’italiano, che però permisero a Cordelli – in uno slancio di “giovanile vanità” – di pubblicare Bernhard in Italia mesi prima che lo facesse Adelphi con Perturbamento (1981). In altri casi, come per Cancroregina di Landolfi, Un uomo solo di Isherwood o Topologia di una città fantasma di Alain Robbe-Grillet, ci troviamo di fronte a opere che, se non sono la vetta dell’autore, ne saggiano significativamente la cifra stilistica.

Filo conduttore, l’annosa e conflittuale ricerca di Cordelli sulle possibilità della forma romanzo (laddove il concetto di avanguardia si fa presupposto necessario – un assunto): “A diciassette anni, nel 1960, la lettura e il suc­cesso della Noia fu folgorante […]. Ma quello che nel 1960 era ancora, e senza dubbio, un culmine, dieci anni do­po appariva letteralmente polverizzato. Come continuare a scrivere romanzi se nessuno ne voleva più leggere: nessuno, intendo, in una più o meno riconoscibile élite culturale? […] Il tracollo […] venne altri dieci anni dopo, nel 1980: tornava in auge ciò che era sta­to vilipeso. Che c’era di più ridicolo della negazione del romanzo? Nes­suno più ne leggeva, come prima; ma tutti ora ne scrivevano” (Cordelli, La democrazia magica, Einaudi, 1997).

Qui come altrove, rileggere le uscite di una collana d’autore significa tracciare una biografia indiretta del curatore, attraverso i libri/capitoli che la compongono, in quell’ottica che considera la casa editrice (o la collana) come un’antologia di libri unici, la cui unicità coincide con quella dell’autore (vedi Calasso, L’impronta dell’editore, Adelphi).

Altra peculiarità della collana (per il periodo descritto) è l’attenzione con la quale il libro viene proposto al pubblico: Prosa Contemporanea si presenta nell’elegante veste grafica che appartiene tutt’oggi alle Edizioni SE (Studio Editoriale), fondata dallo stesso Diego Paolini dopo l’acquisizione di Guanda da parte di Longanesi; in tal senso, quei cinque anni di Prosa Contemporanea possono considerarsi l’antefatto di SE, piccola casa editrice di culto che si distingue per il catalogo fenomenale e l’atipico comportamento editoriale.

 

Guanda

 

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