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How To Build Your Own Living Structures / Pietro Grandi

Futureworld 

di Pietro Grandi

30. How To Build Your Own Living Structures

Ken Isaacs, “How to build your own living structure”, Harmony Books, 1974.

Non cambierai mai le cose combattendo la realtà esistente. Per cambiare qualcosa, costruisci un modello nuovo che renda la realtà obsoleta.”

(R. Buckminster Fuller)

Formato dispensa. Vero e proprio kit fai da te. Libro cult. Microhouse & Superchair.

Nei primi anni Settanta gli architetti e gli artisti erano interessati all’architettura nomade e fai da te a favore dell’eco-sostenibilità. Lo sperimentatore architetto Ken Isaacs tentò di soddisfare in maniera definitiva questo interesse, redigendo una dispensa tecnica che illustrasse come costruire strutture flessibili per vivere: dai mobili alle piccole case, passando per i veicoli. Questa facile guida spiegava quanto potesse essere sperimentale il nuovo modello di abitabilità, che coniugava materiali semplici come il legno in un design modulare e sostenibile. Il manuale è ricco di istruzioni, schizzi, disegni e foto in bianco e nero nell’intento di rendere più comprensibile la complessità tecnica dei progetti, nei quali la semplicità prendeva il posto del superfluo. Alla base delle idee di Isaacs c’era un nuovo metodo di progettazione fondato sul concetto di “Matrix”, una griglia tridimensionale che formò nuove idee modulari come strutture viventi unificando le funzioni del mobile e dell’abitazione.

Tra i suoi progetti spicca la “superchair” e la “microhouse”. La prima è una supersedia con diverse funzioni: una sedia, ma anche un letto, una scrivania, e una libreria. L’idea era quella di unire in un unico modulo piccoli elementi separati in maniera organizzata, al fine di occupare meno spazio possibile. Ci si poteva abitare, studiare, dormire, leggere, sedersi, appoggiare libri o macchine da scrivere.

Il secondo è un modulo abitativo basato su alcuni tetraedri impilati, che potevano essere spostati all’interno o nello spazio circostante per fornire un tetto in cui abitare o dividere lo spazio in modo creativo. Il luogo dove si viveva doveva garantire la semplicità per far crescere al meglio la famiglia e doveva avere un basso impatto ambientale contro l’individualismo, l’espansione capitalistica e il consumo di materiale.

Isaacs applicò il suo sistema a matrice molto tempo prima di questo manuale, ovvero nella sua idea multimediale chiamata “The Knowledge Box” (1962): una caverna della conoscenza di apprendimento sperimentale in cui lo studente si immergeva in uno spazio ideale. LIFE magazine nel settembre del 1962 ne scrisse: “Isaacs, sbirciando da dentro il suo strano congegno, ritiene che l’ambiente tradizionale in aula si adatti male all’apprendimento. All’interno della scatola delle conoscenze, solo e tranquillo, lo studente vedrebbe una rapida processione di pensieri e idee proiettate sulle pareti, sui soffitti e sul pavimento in una panoplia di immagini, parole e disegni di luce, lasciando allo studente le conclusioni. Si tratta di una macchina di impatto visivo che potrebbe rappresentare, per esempio, una storia della guerra civile in una sola seduta, o semplicemente come facilmente insegnare ad un astronauta una lezione di navigazione astronomica”.

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[Intento di FN è stato, da subito, quello di costruire archivi; dei fondachi di materiali che trasportassero in rete quel che la rete fa sparire: la carta. C’è una separazione radicale e mal segnata fra il cartaceo e il virtuale. In rete se si cerca la carta non la si trova, si trovano le parole che la carta portava su di sè, ma niente che ci dica dove fossero quelle parole, che aspetto avesse l’oggetto che le conteneva. Chi volesse studiare ora editoria in rete trova ben poco, se non parole, che non bastano. Questa nuova serie, Futureworld, a cura di Pietro Grandi, interpreta al meglio quell’intento che FN insegue da sempre. (N.d.D.) ]

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