12: WERNER HERZOG / Fitzcarraldo
Werner Herzog, FITZCARRALDO. Guanda 1982. Prosa contemporanea 12.
Werner Herzog, Fitzcarraldo, Guanda, Milano 1982. 93 pp.; 20 cm x 12 cm; (Prosa contemporanea 12)
Titolo originale: Fitzcarraldo, Erzählung
Traduzione di Bruno e Claudio Groff
Brossura con bandelle
Alla copertina: Fitzcarraldo, foto di scena dal film
Stampa: marzo 1982
Stampatore: Tipolitografia Lodigraf S.p.a., Lodi
Copyright by Carl Hanser Verlag München Wien, 1982
© 1982 Ugo Guanda Editore S.p.A, via Daniele Manin 13, Milano
Lire: 7.500
Copia in ottimo stato.
[M. M.]
Alla bandella di copertina:
Fitzcarraldo, che presto apparirà anche come film, è l’emozionante vagabondaggio di una fantasia ben decisa a rifiutare la frustrazione quotidiana dell’homo sapiens, e di continuo stimolata, con scarti non controllabili, verso l’evasione. Inconfondibilmente il protagonista vi riprende i tratti di un altro eroe di Herzog, quel fantasma corrusco che dal buio dello schermo subito ci ha penetrati e invasi: Aguirre. Come lui, vive, senza ostacoli interiori, un delirio di grandezza; come lui, contrappone allo squallore di una società dai ruoli predeterminati l’ipotesi della conquista di un lontano, di un inconoscibile. A differenza di lui, non sigilla la sconfitta con la nota lacerante del dramma; accetta invece la realtà, quando apparentemente il gioco è chiuso, per sabotarla, per minarla e corromperla con lo strumento sottile dell’ironia.
Questo estremo conquistador, arrivato con tre secoli di ritardo in un’Amazzonia stuprata dagli speculatori del caucciù, affronta «il paese sognante», come gli indigeni chiamano la foresta solcata dal fiume immenso, non per arricchirsi, ma per fissare se stesso in uno spazio e in un tempo che sa già improbabili, per fondare, tracciando confini che la prima pioggia dissolverà, una città, ma d’aria, di nuvole, che porti il suo nome.
Parte, su un battello sconnesso, al suono di melodie verdiane, diffuse, per il gran mare verde, da un vecchio grammofono, cantate dalla voce di Caruso; e ritorna nel clangore della Valchiria wagneriana. In questa sostituzione, amara e spiritosa, sta la risposta di Fitzcarraldo al mondo: spenta la fiamma patetica del cuore, il suo viaggio continuerà, nei meandri della foresta di cemento, come freddo, astuto artifizio della ragione.
Giorgio Cusatelli
Alla bandella della quarta di copertina:
Werner Herzog (pseudonimo di Werner Stipetič) è nato a Monaco nel 1942. Autodidatta, ha soggiornato negli Stati Uniti, in Grecia e in Africa. Il suo primo cortometraggio è del 1962; da allora ha girato e prodotto in proprio una ventina di firn e documentari, segnalandosi tra i maggiori esponenti del nuovo cinema tedesco. Al provocatorio sperimentalismo degli esordi (Fata Morgana, 1968-70) ha fatto subentrare, nella produzione più matura, una ricerca anche orientata verso temi e forme della tradizione, sovente rileggendo, in chiave di un’aggiornata proposta dei diritti dell’immaginazione, classici della letteratura e del cinema: Aguirre, furore di Dio (1972), Kaspar Hauser (1974), La ballata dì Stroszek (1976), Nosferatu e Woyzeck (1978).
A Herzog va anche riconosciuta un’originale personalità di scrittore, emersa, nel 1978, in un resoconto di viaggio – una traversata invernale, taccuino alla mano, da Monaco a Parigi – che s’intitola Sentieri nel ghiaccio, e che in Italia è stato pubblicato da Guanda.