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Gaetano Carlo Chelli, L’eredità Ferramonti

Scheda editoriale
Gaetano Carlo Chelli, L’eredità Ferramonti, Einaudi, Torino, 1972, XXIX-210 pp.;
19,5×11,5 cm. – (Centopagine, 19); 1 ed.
Nota introduttiva di Roberto Bigazzi
Brossura
Al recto della guardia anteriore: Centopagine / Collezione di grandi narratori / diretta da Italo Calvino
Al recto della guardia posteriore: Nome della collana e titoli pubblicati
Al dorso: numero d’ordine, logo della casa editrice, autore, titolo
Responsabilità grafica non indicata [Bruno Munari]
Stampa: 7 ottobre 1972
Stampatore: Officina Grafica Artigiana U. Panelli
© 1972 Giulio Einaudi editore S.p.A.

Storia editoriale

«Era un gran bel romanzo, degno d’avere un posto di rilievo nella nostra storia letteraria di fine secolo». Così scrive Italo Calvino nella quarta di copertina della prima riedizione del 1972, de L’eredità Ferramonti di Gaetano Chelli, romanzo dimenticato dalla critica, ma tra i più rappresentativi della letteratura negli anni dell’Unità.

Il romanzo fu pubblicato per la prima volta da Angelo Sommaruga, nel 1884, editore per il quale Chelli già lavorava come redattore per la rivista “Cronaca bizantina”, dove esordì con una novella verista pubblicata due anni prima.

Dimenticato per oltre ottant’anni, L’eredità Ferramonti viene riscoperta nella seconda metà del XX secolo grazie a Roberto Bigazzi, che per la collana “Centopagine” ne cura la riedizione, firmando la nota introduttiva al romanzo. La quarta di copertina è siglata da Italo Calvino che del testo valorizza «lo spaccato che mette in evidenza gli strati sociali in movimento, la saga familiare dei rapidi cambiamenti di fortuna nella nuova capitale del nuovo Stato». Il testo, infatti, si inserisce tra i titoli dei narratori italiani, scelti e riscoperti da Calvino, tra i minori della prosa italiana, per il suo essere romanzo-testimonianza di un’epoca e di una società, alla pari de L’amore e ginnastica di De Amicis o i romanzi di Giovanni Cagna e Carlo Dossi.

Il romanzo non fu più pubblicato da Einaudi, né da altre case editrici, ma ispirò nel 1976 il film di Mauro Bolognini, dal titolo omonimo L’eredità Ferramonti.

Nel 2000, il romanzo torna in libreria pubblicato dalla casa editrice Avagliano di Cava de’ Tirreni, con introduzione a cura di Toni Iermano e uno scritto di Pier Paolo Pasolini, all’interno della collezione “Il melograno” (2 edizione nel 2014). Nel 2003, il romanzo è stampato in un’edizione speciale per ipovedenti dalla casa editrice torinese Valerio e ancora nel 2014, sempre in edizione per ipovedenti, dalla Marcovalerio di Cercenasco.

Tra le ultime edizioni del romanzo, oltre quella a cura di Toni Iermano per Avagliano, il testo è stato pubblicato nel 2014 dalla casa editrice Elliot di Roma, con introduzione a cura di Riccardo Reim, nella collezione “Raggi”.

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