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Domebook 2 / Pietro Grandi

Futureworld 

di Pietro Grandi

26. Domebook 2

Lloyd Kahn, “Domebook 2”. Bolinas, California: Pacific Domes; distributo da Random House, 1971.

Un senso di orientamento di ogni individuo umano all’interno della profonda magnificenza dell’Universo è offerto dal Centro della terra in miniatura.”

(R. Buckminster Fuller)

Cupola Geodetica. Dome. Porzione di Sfera. Fuller-Idea. Lloyd Kahn diffuse il verbo. Ma chi è il multiforme Kahn? Fotografo, pioniere della bioarchitettura e del movimento “back-to-land”, editore della Shelter Publication nonché scrittore della rubrica Shelter (riparo) sul Whole Earth Catalog.

Influenzato dai disegni geodetici di Buckminster Fuller, progettò l’intero volume proprio all’interno della redazione del WEC: non è un caso se il formato gigante e la tipologia della carta sono gli stessi del catalogo di Brand. Domebook, il secondo volume, fu scritto dopo anni di ricerca grazie ai disegni del collettivo Ant Farm, gruppo radicale famoso per le sue strutture gonfiabili, e grazie allo studio di Jay Baldwin: ex allievo di Fuller, egli mise in evidenza le strutture costruite con gli studenti della Pacific High School, una scuola sperimentale sulle montagne di Santa Cruz, a sud di San Francisco.

Il volume, attraverso schemi matematici e partendo da modellini di cartone, insegnò a costruire dome abitabili da materiali di riutilizzo. Sfogliando le oltre 100 pagine, ricche di fotografie e illustrazioni, troviamo diverse tipologie di cupole progettate in luoghi diversi con i materiali più disparati: dal legno alle lamiere, dal polietilene al vinile. Tutto il materiale di scarto veniva poi riutilizzato, generando un’architettura di riciclo e di necessità. Grazie a questo manuale-manifesto dallo spirito libero, Kahn diffuse il suo credo: voler cambiare la coscienza degli individui grazie all’uso creativo dello spazio, portando libertà e felicità a chi quello stesso spazio lo costruiva e lo viveva.

Come ricorda Kahn, che ancora oggi abita in una casa costruita in legno a Bolinas, vicino San Francisco: “è molto più facile costruire, che scrivere su come si fa un dome”.

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[Intento di FN è stato, da subito, quello di costruire archivi; dei fondachi di materiali che trasportassero in rete quel che la rete fa sparire: la carta. C’è una separazione radicale e mal segnata fra il cartaceo e il virtuale. In rete se si cerca la carta non la si trova, si trovano le parole che la carta portava su di sè, ma niente che ci dica dove fossero quelle parole, che aspetto avesse l’oggetto che le conteneva. Chi volesse studiare ora editoria in rete trova ben poco, se non parole, che non bastano. Questa nuova serie, Futureworld, a cura di Pietro Grandi, interpreta al meglio quell’intento che FN insegue da sempre. (N.d.D.) ]

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