Digital Harmony / Pietro Grandi
•
Futureworld
di Pietro Grandi
•
33. Digital Harmony, On The Complementarity of Music and Visual Art
•
John Whitney, “Digital Harmony, On The Complementarity of Music and Visual Art”, McGraw-Hill Inc., 1981.
“Vedevamo pura luce in movimento! La pittura statica non ebbe più impatto su di noi. Volevamo creare immagini fantastiche, non oggettive in movimento. Solo per una persona che aveva ampliato la sua coscienza, poteva percepire l’esperienza ordinaria espansa. Arte e scienza sono sempre molto più vicine al pensiero orientale.”
(John Whitney)
Avanguardia e Movimento. Visual e Musica.
Queste parole riassumono il “padre della computer grafica”: John Whitney, artista e perfezionista della tecnologia, che unì composizione musicale, cinema sperimentale e computer grafica. In questo volume dedicato alla nuova armonia digitale si racconta mostrandoci il processo visivo e di sincronizzazione illustrato da tavole esplicative e mandala visivi realizzati a computer in uno stile sintetico e astratto, dominato dalla purezza delle forme. Equilibrò scienza ed estetica e definì il computer come mezzo legittimo per l’arte. Non fu solo animazione, ma fu una vera e propria “permutazione”, fra una forma e l’altra, un insieme di codici, numeri e simboli la cui combinazione realizzò forme che si espansero sullo schermo.
“Il mio programma per computer è come un pianoforte. Potrei continuare ad usarlo creativamente tutta la mia vita. Il mio lavoro con i computer digitali è il culmine di tutti i miei interessi. Ho ritrovato me stesso, rafforzato dai meccanismi del cinema. La natura dell’arte ha qualcosa di indefinibile. È armonia che unisce parte su parte, il mondo del visual design, creando nuove leggi. Si può affermare l’esistenza di una nuova arte. Queste leggi operano in contesti grafici paralleli che si uniscono a contesti musicali. Le forze attrattive e repulsive armoniche si uniscono e si dividono alle forze musicali, creando strutture e modelli in movimento. Tutto ciò è la base della visual harmony”.
Nel 1958 collaborò con Alfred Hitchcock per la sequenza dei titoli di testa del film “La donna che visse due volte” (1958) insieme al graphic designer Saul Bass, creando le immagini in movimento di spirali ed ellissi uniti agli occhi dell’attrice Kim Novak. Nel 1961 fondò la sua azienda, la Motion Graphics Inc., dove produsse un nuovo corto sperimentate, “Catalog”, un catalogo delle nuove potenzialità che ci offre la computer grafica, attraverso linee e musica indiana, che si susseguono e si intersecano in un complesso sistema di aspirali ed elementi geometrici. Grazie a questo corto, Whitney fu contattato dal professor John Citron, capo della ricerca della IBM, che finanziò le sue ricerche, realizzando il suo più grande capolavoro, “Arabesque”; una meditazione visiva sulla complessità dei pattern geometrici dell’arte araba, dove movimenti concentrici e cilindrici, si abbinano ai suoni dell’Alhambra di Granada in un trionfo di vettori grafici ed oscillazioni.
Negli anni Ottanta continuò ad esplorare le composizioni visual-musicali in tempo reale creando con l’ingegnere Jerry Reed il “Whitney-Reed RDTD”, una macchina che poteva unire azione tonale con azione grafica, espansione di quella che lui avrebbe chiamato “armonia digitale”, un rapporto speciale tra design musicale e visivo.
“L’azione sia veloce o lenta, così come l’armonia determina gran parte della forma del mio lavoro audio-visivo di oggi. L’azione stessa ha un impatto sulle emozioni. L’azione ordinata genera o si risolve in molte tensioni nel modo che le sequenze ordinate di risonante armonia tonale abbiano un impatto sulle emozioni e sul sentimento”.
[Intento di FN è stato, da subito, quello di costruire archivi; dei fondachi di materiali che trasportassero in rete quel che la rete fa sparire: la carta. C’è una separazione radicale e mal segnata fra il cartaceo e il virtuale. In rete se si cerca la carta non la si trova, si trovano le parole che la carta portava su di sè, ma niente che ci dica dove fossero quelle parole, che aspetto avesse l’oggetto che le conteneva. Chi volesse studiare ora editoria in rete trova ben poco, se non parole, che non bastano. Questa nuova serie, Futureworld, a cura di Pietro Grandi, interpreta al meglio quell’intento che FN insegue da sempre. (N.d.D.) ]