Come si compone un Alfabeto: PAOLO POLI nei SUPERCORALLI
[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=o0XnhnyTsv4&w=420&h=315]
Alfabeto Poli
a cura di Luca Scarlini
[resposabilità grafica e iconografica non indicata]
171 p.; cartaceo, rilegato con sovracoperta: 18€ | ebook: 9,99€
Einaudi -Supercoralli, Torino 2013
(Paolo Poli è lo straordinario, fantasmagorico, scintillante attore, regista, show man, cantante, intellettuale come nessun altro in Italia. Sulle scene ha attraversato in vita e con il suo lavoro l’intero secolo scorso e continua pervicamente in questo. Una mole imponente -da lui così sottile- di video, testi, tracce che non sono ancora sistematizzate, anche per una sua avversione quasi proverbiale.
Esce ora da Einaudi un libro “autobiografico”, che è un “autoritratto per mano di Scarlini”.
Scarlini ha scandagliato archivi e anditi misteriosi e ne ha distillato una composizione che ricostruisce o evoca la voce di Poli lungo un lemmario che si propone ad argine, a cesto, da cui -certo- Poli sembra fuggire d’ogni pertugio a lui possibile come anguilla imprendibile.
La pratica che ha portato a questo testo e la forma che il testo è assunto è parsa a FN molto interessante e così s’è chiesto a Camilla Valletti, consulente per Einaudi per la letteratura italiana e a Luca Scarlini, il curatore del volume, di dire come hanno contribuito a che l’Alfabeto Poli si componesse.)
Sulle tracce di Poli
Come consulente della casa editrice Einaudi, avrei voluto convincere i miei editor a ripubblicare i testi teatrali di Paolo Poli perché restituiscono in modo vivo e inequivocabile la sua capacità di gioco, di lavoro sulla tradizione popolare, di utilizzo della letteratura minore italiana di primo novecento. Ma sapevo anche che non sarebbe stato possibile: le ragioni di mercato sono decisive in queste scelte. Dunque, convinta che comunque fosse necessario che l’Einaudi ospitasse il nome di Poli, ho cercato di mettermi in contatto con lui, nella speranza di indurlo a ragionare su un possibile lavoro di tipo autobiografico. E qui si è verificato il secondo, annunciato, fallimento. Dopo innumerevoli contatti con la sua gentilissima agente/segretaria/amica di nome Giovanna, finalmente in un giorno di riposo (in quel periodo Paolo Poli era impegnato in uno spettacolo tratto da Anna Maria Ortese che aveva presentato in una sfiancante tournée in molte città italiane), riuscii a parlare direttamente con lui. Un disastro. Mi disse che nessuno poteva essere davvero interessato alla sua vita, tutto quello che aveva da dire lo aveva già detto e che mi ringraziava, ringraziava me, signorina sabauda dalla armi troppo poco affilate. Con le pive nel sacco, riportai all’editor la definitiva risposta la quale, spinta da un moto di vana speranza, pensò ancora di inviargli una lunga lettera di suo pugno. E questa volta si aprì una breccia che Luca Scarlini, da vero esperto, riuscì a far fruttare con una proposta che lo lasciasse tranquillo e insieme coinvolto. “Alfabeto Poli” nasce quindi come imprevedibile compromesso tra le ragioni di un artista schivo e la volontà ferrea di un editore di accogliere una traccia del suo lavoro, del suo stile, della sua consapevolezza di essere un sopravvissuto.
[Camilla Valletti]
Il romanzo parlato di Paolo Poli
Paolo Poli, a cui sono ormai collegate numerose pubblicazioni, ha sempre dichiarato, categoricamente, “non sono Flaubert, e allora non scrivo”. Il che a ben vedere, non è poi proprio vero, perché spigolando nelle biblioteche si trovano prefazioni, postfazioni, avvertenze. Il fatto è che, se si trovano anche i non pochi volumi della collaborazione drammaturgica, di grande felicità, con Ida Omboni, pubblicati negli anni dalla meritoria MilanoLibri diretta da Oreste del Buono e poi da Garzanti, non c’era una autobiografia compiuta. Negli ultimi tempi sono usciti volumi di diverso taglio dedicati a Poli: una ricostruzione di lampi dell’esistenza per sequenze di cene e pranzi di Pino Strabioli (RCS) e un bel libro sulla relazione di lavoro durata una vita con Emanuele Luzzati, edito da Maschietto. Al momento in cui ho cominciato a pensare a un’idea narrativa, si è imposta l’idea di un alfabeto, un po’ come una versione ridotta dell’Encyclopèdie illuminista. Nessuno più di Poli, come si segue chiaramente nel libro, ha posto in valore il Settecento, come secolo dell’eleganza intellettuale, con le dovute punte di crudeltà. Ho cominciato quindi a leggere nella chiave di una mètaintervista tutti i materiali editi, a partire dalla monografia, ormai di difficile reperibilità, di Rodolfo Di Giammarco, uscita negli anni ’80 da Gremese. Poi mi sono spostato verso i quotidiani, mettendo a ferro e fuoco gli archivi delle redazioni, disturbando amici e conoscenti, sempre potendo contare sull’aiuto del Centro Studi del Teatro Stabile di Torino. In seguito sono state le teche RAI, con i materiali televisivi, noti e sconosciuti (resta sempre delizioso il Babau dove Poli è esilarante a fianco di Camilla Cederna e Umberto Eco) e soprattutto un vero e proprio tesoro di interventi radiofonici, tra trasmissioni, interviste, dichiarazioni, sviamenti e chi ne ha più più ne metta. Stoccato il materiale è cominciato il montaggio, articolato, basato su lampi, scarti, assonanze e dissonanze. La voce di Poli mi ha inseguito per mesi, e io ho unito le frasi per temi, per scelte di lessico, senza aggiungere un singolo lemma. Il risultato è un romanzo parlato, in cui suona per me autentica la voce di uno dei maggiori attori del Novecento italiano, tra aspetti più noti e altri più segreti, nell’incrocio delle relazioni con scrittori, teatranti, registi di cinema, lasciando largo spazio alle numerose predilezioni letterarie, di chi ha sempre definito se stesso come “figlio dell’era cartacea”.
[Luca Scarlini]
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