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CALVINO, MONDADORI e la sovracoperta corta (da L’Indice dei Libri 10 / 2013)

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Non sono più tempi, sappiamo, in cui, di un’autore o di un’autrice che s’immaginava potesse vendere lemme lemme per anni –i long-seller-, se ne poteva stampare un mucchio di copie e poi lasciarle lì che pian piano il mucchio calava.

Chi ha più di trent’anni ricorderà certi volumi incellophanati con il nero della sporcizia annidato nelle pieghe della saldatura a caldo, nero che se non si faceva attenzione, aprendo la protezione, irrimediabilmente sporcava di baffi lerci il volume altrimenti intonso e brillante come appena stampato.

Non è neanche tempo che una libreria possa di un titolo ordinare un po’ di copie in più sapendo che prima o poi vanno e sapendo così di assolvere a un suo compito: la reperibilità dei titoli per i clienti (chi scrive immagina anche che, nel taglio del personale che ogni libreria ha attuato negli ultimi anni, di certo si farà a meno ora di chi spolveri i libri, compito invece mattutino e inderogabile al quale nella libreria in cui molti anni or sono lavorò erano tutti addetti mezz’ora prima dell’apertura).

Ora sui libri, fuor di metafora, non può più posarsi la polvere, la loro fugace permanenza nel mondo non permettendolo. Il sistema di prenotazione, -preordine, stampa e distribuzione- gestito da filiere interamente proprietà ciascuna di un singolo soggetto tende a eliiminare il più possibile lo stoccaggio. Un libro fermo è come un granello nell’ingranaggio del profitto, o meglio: è una perdita.

Da qui l’estenuante girandola vaqua e sfibrante di titoli sempre nuovi sui banconi. Ma per quanto la produzione di testi sia inesausta è pur vero che ci sono titoli che rendono pur essendo scritti anni fa, anche molti anni fa. Il problema è che il sistema è stupido, e non sa distinguere fra un titolo nuovo che non vende e uno vecchio che vende. Vede solo l’avvicendarsi dei codici isbn.

Questo, oltre a una sorta di feticismo superstizioso della “novità”, proiettato su un pubblico che se ne cura in minima parte e anzi inizia a trovare il tutto un po’ ansiogeno.
Comunque: tutto ciò porta a quelle cose tipo “Numeri Primi” o “Vintage” o marchi similari, che ritornano sui banconi titoli che ne erano stati espulsi in virtù della sua vetustà (due o tre mesi) e non perché non vendesse.

Ma dal male si sa talvolta può nascere il bene.
Per esempio Mondadori ha nel catalogo Calvino –di Agatha Christie abbiamo parlato in un recente Appunti-; negli Oscar, dove comunque resiste l’edizione nella “Narrativa Moderna e Contemporanea” che malgrado l’ottimo restyling recente ha mantenuto l’acuto abbinamento in copertina con le opere di Melotti, ora escono una serie di titoli in edizione speciale, nella sezione “Meteore”: Andrea Geremia (graphic designer) e Giacomo Callo (art director) hanno progettato una bizzarra sovracoperta: bianca, in carta spessa e molto lucida, con il nome dell’autore in grande evidenza, in stampatello con grazie, in alto e, separato da un breve filetto nero, il titolo, molto più piccolo ma nella medesima font; nero il primo, in colore il secondo; a scendere un’illustrazione, nera e essenziale; segue l’indicazione della collana.

La bizzarria sta nel fatto che la sovracoperta non avvolge il libro interamente: lascia scoperta la copertina a due dita dal margine superiore. Copertina rigida a tutto colore in carta opaca con scritte del testo in bianco a percorrerla tutta e il logo degli Oscar in alto a sinistra.

La finezza editoriale e il motivo per compiacersene sta nei paratesti: ogni volume è preceduto da una prefazione sul testo scritta dallo stesso Calvino: sono quarte o prefazioni o articoli, dei quali sempre è citata la provenienza e la storia. Sarà anche una questione di costi, ma vedere, dopo un profluvio di introduzioni inutili ma scritte da autori contemporanei di punta, un’idea editoriale che si cura di un minimo di filologia, che non mette in copertina i, pur legittimi, simil vampiri o simil sfumature a qualcunque cosa fosser’anche un manuale di callifugia, allarga il cuore.

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