Buon Natale e goodbye, FN
-non starò a raccontarvi delle storie- è scritto in cima alla home di FN. L’ho voluto lì perché mi sembra dica due cose di quel che mi guida; l’intolleranza alla retorica dello storytelling e la speranza di non dire bugie. Riassume anche la volontà di non fare di FN, sito di critica editoriale e letteraria che si chiama come chi lo dirige, un luogo di ego dilaganti.
Oggi però scrivo in prima persona.
Ho deciso di fermare FN per un po’. Mi immagino un mese o due, potrebbe essere meno, potrebbe essere più.
È dal 2008 che non si ferma e che non mi fermo. Anche durante le pause estive c’era sempre una serie o qualcosa che proseguiva.
Prima era un blog, poi è diventato più blog, poi i più blog sono confluiti in un sito progettato con Christel Martinod e Luisa Magliola, riprogettato da capo due anni dopo, ripensato sempre con Christel Martinod, questa volta insieme a Ivan Rachieli, il sito che state leggendo, che mi piace tanto.
A oggi sono archiviati nel sito 1700 post e un numero che non so calcolare di fotografie (su Flickr, dove stazionano la maggior parte, ma non tutte, ne sono archiviate più di 26.000); tutti post pensati per durare, che potessero essere letti il giorno dell’uscita e anni dopo.
Di quei 1700 più o meno 1000 li ho scritti io.
Ma non è la mole delle cose fatte che mi stanca, sono quelle non fatte e che mi guardano la mattina prima di alzarmi.
C’è naturalmente un dato caratteriale, ineludibile per quanto si cerchi d’esser riservati in un sito del quale svolgo ogni funzione redazionale; mi piace fare sempre nuove cose, cercare di migliorare sempre quel che sto facendo facendone altre, detto in altri termini: mi stufo presto, voglio sempre passare a altro.
Razionalità avrebbe voluto che rimanessi nell’ambito individuato nel 2008 con la mia collaborazione con L’Indice: recensioni di testi queer e notizie di editoria. Mi sarei specializzato, sarei diventato più visibile, comunicabile. Ma che noia. Si può parlare per anni di editoria?
Mi piace ragionare in pubblico, condurre via via un’ipotesi critica, di post in post, cogliendo l’occasione che il tempo e il caso propongono; mi piace tentare di costruire uno sguardo, uno strumento; poi quando mi pare che bene o male lo strumento si sia affinato, applicarlo io mi sembra meno divertente.
E poi sono goloso: uno dei grandi piaceri di dirigere FN è stato quello di ricevere cose bellissime da leggere. Non avevo un programma iniziale, le cose si sono fatte via via, la sperimentazione sul campo è la pratica che mi è congeniale. Quando alcuni degli utensili mi sono sembrati definiti ho iniziato a chiedere a altre persone di collaborare, quando mi erano chiare le linee guida da proporre: adoro la coerenza basata su un equilibrio le cui linee di forza non sono visibili ma fortissime a innervare l’insieme, mi piace pensare FN come a un mobil di Calder.
Ma ci vuole uno staff, per gestire una cosa così complessa come è venuta via via facendosi. Per qualche anno ho pubblicato un post al giorno, qualche volta di più.
Ora sono a un punto in cui le cose che aspettano di essere fatte sono molte di più di quelle che mai potrò fare.
Il fatto che abbia scritto ora dà la misura di come il problema sia radicato e il mio distacco dalla realtà patologico. Non è ora è dal primo giorno. :D
Sulla mia scrivania, dove resistono solo le cose recenti, le altre si perdono nei miei sensi di colpa, ho il nuovo numero de il verri, speciale su Roland Barthes; il nuovo magnifico librone dei Saggi di Proust, curato da Mariolina Bertini, un volume che sembra un Millennio Einaudi, occasione per capire come mai invece sia del meritorio Saggiatore e fare un punto su una casa editrice in evoluzione; il super interessante volume edito da Clichy, Compagni di viaggio, di T. C. Worsley; i Canti del Mid-America, di Sherwood Anderson, edito da Corrimano, occasione per tornare su un autore un tempo molto pubblicato e ora molto meno; Tutta un’altra storia, di Giovanni Dall’Orto, edito da il Saggiatore, un saggio storico che sembra essere molto interessante -occasione per finalmente aprire una sezione dedicata alla saggistica?-; I due hotel Francfort di David Leavitt, Mondadori, già fotografato -ma le fotografie sono tutte da editare- e in attesa di una recensione di Paolo Armelli; il nuovo Bennet da Adelphi, Gente, che è pure rosa fucsia che fotografarlo è un piacere; George, di Alex Gino, Mondadori, un romanzo Young Adult del quale meriterebbe parlare; Mr Loverman, di Bernardine Evaristo, un titolo Playground, che sarebbe anche occasione per interrogarsi sulla natura della casa editrice dopo il passaggio a Fandango e del cambio di grafica, ora affidato a Maurizio Ceccato; la corrispondenza fra Forster e Isherwood, in un libro prezioso edito da Archinto; il primo volume della nuova collana tascabili di Del Vecchio; La biblioteca ritrovata, di Francesco Gnerre, una raccolta di saggi edita da Rogas, una nuova casa editrice di cui bisognerebbe parlare; Aristotele e Dante scoprono i segreti dell’universo, di Benjamim Alire Saenz, edito da Loecher, splendida occasione per ragionare su come una copertina possa veicolare o meno il senso del testo; e L’invenzione della madre, di Peano, minimum fax? da quant’è che ne devo scrivere? Per citare solo le cose che galleggiano.
Ma accanto a queste cose che mi guardano minacciose ma non ancora affrontate, ci sono le cose iniziate e non finite, delle sezioni di FN che andrebbero riprese in mano e portate a termine: che fine ha fatto il progetto di mettere in rete tutte le copertine de i Coralli Einaudi? da quanto è fermo? E la sezione Bibliografie? Entrambe sezioni fondamentali per assolvere uno dei compiti che avrei voluto FN assolvesse: creare degli archivi, di cose che in rete non si trovano, ordinati, utilizzabili. Bibliografie era una sezione pensata per ospitare serie monografiche di tutte le prime edizioni italiane di un autore o di una autrice ascrivibile alla categoria queer, con, per ciascun volume, una scheda bibliografica. Si dice sempre che in rete c’è tutto, ma in rete c’è solo quello che c’è in rete. Manca tutto un sapere che legato ai testi cartacei è fatto di sensi, di vista e di tatto e bisogna tenerne conto per metterlo a disposizione che chi ha accesso soltanto al sapere della rete.
Ma sono solo due delle cose che si sono fermate e che ogni giorno mi interrogano, sospese. Ma naturalmente, come ho sempre fatto, mentre tralascio di curare le cose iniziate ne programmo altre, come rilanciare fosse una soluzione. Non smetto, quando una scrittura o uno sguardo mi attirano, di progettare ipotesi da proporre, non resisto al desiderio di chiedere se non volessero, quegli sguardi e quelle scritture, esercitarsi dentro FN. Ho cercato per questo di fare di FN un luogo accogliente e discreto, per esercitare anche la mia golosità.
E le cartoline? Le centinaia di cartoline che ho scritto in questi anni, con quello stile ballonzolante, un po’ ironico, tranchant, che mi sono tanto divertito a scrivere, rimarranno solo quelle? Ce ne sono decine che aspettano di essere spedite. Così come le Note e le Notizie di editoria. Appunti, ipotesi di lavoro, intuizioni, mi mulinellano intorno alla tastiera e non riesco a pizzicarle con le dita per dire ok mi dedico a te.
È anche, naturalmente, un problema economico. Per anni ho comprato ogni libro del quale mi sembrava si dovesse parlare -quei pochi inviati dalle casa editrice li ho sempre segnalati come tali; è un sistema che permette un’assoluta libertà di giudizio, non crea alcun obbligo di riconoscenza. Poi però i miei soldi sono finiti o ho finito l’energia che mi permetteva di spenderli. È, di nuovo, una questione di porporzione: vorrei fare molto di più di quanto io possa permettermi; bisogna ricalibrare le cose sulla realtà.
Certo questo pone un problema gigante che io non so in alcun modo risolvere: mi pare che FN sia riuscito negli anni a fornire un servizio, a essere utile, e ancor più lo sarebbe se avesse forze e denari per farlo. Ma questi dove si trovano? Io non ne sono capace, questo dato di realtà, almeno questo, non mi sfugge.
I numeri -di un format così rigoroso come FN- sono troppo piccoli per cercare pubblicità -ma non è poi la mancanza di mega banner rompiscatole una delle bellezze di leggere FN? Chiedere soldi a chi legge? Può darsi, anzi, sarebbe così pacatamente normale. Ma funziona? Non lo so, non so come saperlo.
Perciò mi fermo. Non per recuperare e mettermi in paro, perché ho capito che è impossibile, ma per capire come fare, cosa fare. Ogni suggerimento è bene accolto.
Macino questo post da giorni e giorni, forse esagerando l’importanza di FN, ma mi dispiace tanto; soprattutto per chi sta preparando i nuovi post, per le prossime Notizie da nessun luogo di Giovanna Zoboli, per il Chatwin di Monasterolo / Boccaccini; per la ripresa del Bar Barthes dopo i festeggiamenti della mostra, per la nuova serie alla quale si inizava a pensare con Marta Occhipinti di Risvolti e risvoltisti; per le Matinées del Sig. Proust, che per le cure di Giuseppe Girimonti Greco stanno componendo una palestra di traduzione rara e mirabolante; per Caterina da Padova, che stava scrivendo dell’ultimo libro di Ammanniti; per gli Esercizi di Francesco Gagliardi che speravo di ricominciare a pubblicare; per la Wunderkammer di Pietro Grandi che avrei voluto tanto convincerlo a riprendere; per le Queer Vision di Vito De Biasi che volevo tanto riparetissero; per le fantastiche corrispondenze da Capri di Massimo Scotti, che dopo aver tradotto Virginia Woolf, avrebbe ripreso a scrivere e per le Corrispondenze di Federico Andornino e Emanuele Sigismondi per una corrispondenza da Kabul che stavo che sperare di conquistare e una dal Cile; per una nuova serie che stavamo progettando con Marco Locatelli, sulla letteratura YA, una nuova voce che era tanto fiero di riuscire a portare su FN; per la speranza di riportare Mariolina Bertini a scrivere per FN, dopo una lunga assenza; per il saggio promesso di Giuliana Giulietti; per le fotografie e le storie meravigliose di Kropplotion di Giovanni Tola, che mi mancano tanto; e quella a cui tenevo tantissimo con Anto Caruso aimé; per un’ipotesi fascinosa di Giulia Mirandola; per il ritorno delle recensioni di Paolo Armelli, di Filippo Marconi; per un progetto lontano di Cinzia Bigliosi; per l’idea di ripetere l’esperienza di Prosa Contemporanea con Mauro Maraschi applicandola ai Centopagine Einaudi; per dei progetti imbastiti con Marta Sironi, con Diletta Colombo, con Giacomo Giossi, con Linda Fava; ma è esattamente questo che mi obbliga a fermarmi, che questa lista potrebbe continuare e continuare ancora.
Un grazie a tutte e tutti voi che avete seguito FN e a tutte e tutti voi che avete collaborato con me a farlo diventare quello che è.
È solo una pausa.
A presto.
FN
(le lettere che compaoiono nella fotografia in capo al post fanno parte di un’opera di Irina Chiara, che ringrazio)