BIBLIOCARTINA, su Lucca Comics. FIERI DELLE FIERE? / extra, 1
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Fieri delle Fiere?
A cosa servono i Saloni e le Fiere del Libro?
una discussione a cura di Donatella Brindisi
(Il post che segue non è nato per FN, anche per questo non lo pubblichiamo integralmente; è stato pubblicato il 5 novembre 2013 sul sito Bibliocartina, imprescindibile per chi s’occupi di editoria. Ne riproponiamo qui degli stralci, perché parla, con una consonanza che ci è parsa interessante, di un punto di cui parlava il precedente intervento qui, a “Fieri delle Fiere?”: anche Pietro Del Vecchio citava Lucca come possibile modello al quale guardare per sottrarre Fiere e Saloni del Libro al loro autistico immobilismo.)
in coda al post una nota di FN e una di Donatella Brindisi
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• FdF#extra,1: Bibliocartina, Su Lucca Comics •
“[…] La manifestazione annuale dedicata al mondo del fumetto e del videogioco è la terza al mondo nel suo genere per numero di partecipanti dopo quelle di Tokyo e di Angoulême in Francia.
Quest’anno ha superato le 200mila presenze, ovvero, per farsi un’idea, circa 4 volte il numero dei partecipanti alla fiera Più libri più liberi di Roma, la seconda fiera del libro più grande d’Italia dopo quella di Torino.
Ma Lucca Comics and Games non è una fiera, è questo il punto. Lucca Comics and Games, giuntacon il 2013 alla diciottesima edizione, è una città in festa.
[…]
Lucca Comics and Games non è in sé una fiera dei libri (né dei fumetti né dei videogiochi), ma una fiera delle storie. Non, per una volta, messa in mostra del libro-contenitore come preteso fine e bene in sé da promuovere e/o salvare, bensì realmente, festa dei contenuti e dei protagonisti: dei personaggi, delle ambientazioni, delle trame; è una fiera della fantasia in cui gli autori e i lettori parlano lo stesso linguaggio, indossano gli stessi braccialetti colorati e si comprendono gli uni con gli altri. In cui chi compra si identifica fortemente con chi vende, e chi vende si mostra, finalmente, generoso, instancabilmente generoso con chi compra.
[…]
Signori editori (e autori e agenti eccetera eccetera), un suggerimento: l’anno prossimo mascheratevi anche voi dal vostro supereroe preferito. Indossate il costume dei fumetti della vostra infanzia e fatevi un giro a Lucca Comics and Games, riconosciuti, salutati, osannati da nessuno. Come uno Scrooge scortato dai fantasmi del Natale, trasportati dalla vostra fantasia forse ricorderete, magicamente, perché un tempo anche voi leggevate i libri, e perché i lettori, da che mondo è mondo, delle loro storie amano sentirsi protagonisti con i protagonisti; non utenti, non fruitori, non clienti.
[…]
Mantova e il Festivaletteratura da una parte, Lucca dall’altra insegnano anche che l’Italia è il paese in cui l’offerta libraria/culturale si deve olisticamente inserire nel tessuto urbano, delle città percorribili a piedi, e fuoriuscire definitivamente dalle strutture parallelepipedali e periferiche dei Lingotti o dei Palazzi Congressi. […]”
Il testo integrale è su Bibliocartina: Tutto ciò che possono insegnarci Lucca Comics and Games e i suoi 200.000 protagonisti
•FdF#extra,1: Bibliocartina, Su Lucca Comics •
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Gli interventi precedenti
FdF#0: FN, Fiere e saloni, basta. Grazie di cuore, FN
FdF#1: Filippo Nicosia, I libri: venderli non basta
FdF#2: Marco Baleani, Ecosistema
FdF#3: Lotto 49, La responsabilità degli “editori editori”
FdF#4: Pietro Del Vecchio, Disaffezione
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(Il Salone del Libro di Torino del 2013 si caratterizzava per l’ampio spazio dato a qualunque cosa. Esigenze di bilancio avevano legittimato la presenza di stand, molto apprezzati, dalle categorie merceologiche le più diverse. Pensa che ti pensa, coi tempi bradipici che lo contraddistinguono, FN pubblicò a fine luglio un pezzo sulla cosa. Il centro del ragionamento era: fiere e saloni sono ancora utili alle case editrici? O ormai non rischiano di essere utili soltanto -e non sempre- nell’immediato riscontro di cassa e basta? Non sarebbe forse necessario un luogo in cui le case editrici possano comunicare quello che fanno, i loro progetti, la loro storia? Chi legge è aiutato o ostacolato, nel suo avvicinarsi alle case editrici e ai libri, da dei luoghi e dei format come le fiere e i saloni?
Naturalmente uscire a metà luglio con un inizio di discussione e sperare di essere letti fu un po’ velleitario. Rispose Filippo Nicosia, prima di partire col viaggio di Pianissimo -risposta concreta a una delle questioni dirimenti: non è che forse le case editrici sono legate a un’idea di lettore che non ha riscontri reali, che è pura immaginazione o desiderio?
Ora, novembre, nei pressi della Fiera della Piccola e Media editoria di Roma, per le cure di Donatella Brindisi, su FN si prova a rilanciare l’argomento)
[F. N.]
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Quest’anno, per la prima volta da quando mi occupo di editoria come studiosa e professionista (ovvero da una dozzina di anni) mi è capitato, a causa di imprevisti personali, di non aver partecipato alle ultime edizioni delle due principali fiere del settore (ovvero il Salone del Libro di Torino dello scorso maggio e Più Libri Più Liberi di fine 2012).
A un primo momento di vago disagio (senso di colpa? timore di perdere qualche importante occasione lavorativa? dispiacere di non incontrare i colleghi di sempre per le consuete festicciole e la chiacchiera di rito?), è subentrata un’inconfessabile sensazione di sollievo. Sollievo da cosa? mi chiedevo. Forse dalla stanchezza fisica che solitamente segue questi faticosi tour de force? È stato solo mesi dopo, leggendo per caso l’articolo “Fiere e saloni, basta. Grazie di cuore” di Federico Novaro, che ho avuto una piccola illuminazione personale.
Forse anch’io ero stanca di quella sensazione caotica in cui troppo facilmente il bello e il brutto, l’utile e l’inutile, il prezioso e il dannoso sono accostati confusamente e quasi senza una logica precisa tra gli stand dei cosiddetti saloni del libro. Ho cominciato a riflettere anch’io sulle ragioni e, soprattutto, sulle conseguenze di questa situazione.
Quando, partendo proprio da quell’articolo dello scorso luglio, FN mi ha proposto di provare a creare insieme uno spazio di confronto e discussione sulla funzione e l’utilità delle fiere editoriali italiane, un luogo in cui gli addetti ai lavori potessero discutere liberamente delle diverse esperienze e necessità, magari proponendo idee alternative e suggerendo soluzioni per migliorare l’attuale status quo delle fiere editoriali, ho accettato con entusiasmo. E, almeno per quel che mi riguarda, con il bisogno di spazzare via una serie di luoghi comuni (o forse si tratta di rompere un tabù?): che qualunque libro sia bello, che ogni editore sia buono, che le fiere editoriali facciano sempre bene alla lettura e alle case editrici e, soprattutto, che di questi tempi ci si debba accontentare. Ecco. Noi non ci accontentiamo. E questo spazio è dedicato a coloro che, come noi, credono che nonostante tutto si possa ancora fare qualcosa per migliorare la realtà. O, almeno, provarci.
[Donatella Brindisi]
[ articolo pubblicato l’11 dicembre 2013 ]
[la fotografia, logo della serie, è stata scattata al Salone del Libro di Torino il 17 maggio 2013]