GIURAMENTI DI AMANTI. 200 anni di MANSFIELD PARK (4 di 5)
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200 anni di Mansfield Park, di Giuliana Giulietti
Giuramenti di amanti
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Non c’è nulla di male se per sfuggire la noia di un piovoso autunno in campagna un gruppo di giovani decide di allestire una rappresentazione teatrale. Uno svago innocuo, innocente – viene da pensare. Ma quando in Mansfield Park affrontiamo gli otto straordinari capitoli dedicati al tema della recita scopriamo che non è così.
Tutt’altro che innocua, la recita è il mezzo attraverso il quale gli attori dilettanti – approfittando dell’assenza di Sir Thomas e delle maschere che indossano – liberano impulsi e desideri sino a provocare nella casa scompiglio e disordine morale.
La recita rivela inoltre che Mansfield non è minacciata solo dall’esterno (i Crawford, Mr Yates), ma contiene in sé il germe dell’autodistruzione (Tom, Maria, Julia, Edmund, Mrs Norris, Lady Bertram).
Proposta da Mr Yates, l’idea della pièce teatrale è accolta con entusiasmo da tutti i giovani e da Mrs Norris che non vede l’ora di agitarsi e correre qua e là e dare ordini e spendere i denari altrui. Lady Bertram lascia fare, Edmund si oppone. Opposizione che diventa più decisa quando scopre che la commedia prescelta è Giuramenti di amanti, un testo che parla di amori illeciti, di un figlio illegittimo e in cui alcune scene possono creare situazioni imbarazzanti e relazioni improprie. Ed è ciò che puntualmente si verifica grazie anche a una astuta distribuzione delle parti gestita da Henry Crawford che assegna a se stesso il personaggio di Frederick ( il figlio illegittimo) e a Maria quello di Agatha (la madre ritrovata) il che offre loro la possibilità di stare sempre insieme e di abbracciarsi in continuazione in una intimità sempre più insidiosa. Edmund convinto che il copione non sia adeguato a una rappresentazione privata e a delle giovani nubili di cui una fidanzata cerca inutilmente di ricondurre alla ragione Tom e Maria. Ma la gelosia – non vuole che un certo Charles Maddox venuto da fuori reciti con Mary scene d’amore e ne approfitti per corteggiarla – travolge i suoi scrupoli e accetta di recitare.
Tutti sono coinvolti nella recita ad eccezione di Fanny.
La caparbia insistenza di Tom e gli insulti di Mrs. Norris la mettono a dura a prova, ma trova ugualmente la forza di dire no. E se Fanny non può recitare è perché in lei non c’è finzione, ma sincerità. Fanny non esibisce nulla di sé. E’ reticente, modesta, tranquilla. A differenza dei Crawford che abituati ad esibirsi sulla scena del bel mondo londinese, si sentono vivi solo quando possono indossare una maschera e recitare/fingere, davanti a un pubblico, ora un sentimento ora un altro.
Jane Austen non era una bigotta e di certo non è la commedia messa in scena, Giuramenti di amanti, a suscitare la sua disapprovazione.
Critici intelligenti come Tanner e Trilling sostengono che il tema della rappresentazione teatrale serve a Jane Austen per esplorare le profonde conseguenze che azioni come “recitare” e “interpretare una parte “ hanno per l’individuo e per la società.
Nel mondo del libro le conseguenze sono gravissime. Nella recita si liberano infatti energie distruttive – egoismo, crudeltà, irresponsabilità – che colpiscono al cuore Mansfield Park . Non solo la casa è messa materialmente a soqquadro, ma la devastazione colpisce Mansfield in quanto ordine simbolico, sistema di valori, principio di autorità. Di ciò è figura la profanazione dello studio di Sir Thomas – il centro dell’autorità – letteralmente invaso dai commedianti che se ne appropriano e senza alcun riguardo spostano mobili, oggetti, libri. Da notare – scrive Tony Tanner – che questa sorta di “folla in tumulto” non è guidata da un operaio rivoluzionario ma da un aristocratico irresponsabile e dissipato qual è Mr Yates.
L’improvviso ritorno di Sir Thomas mette fine alla rappresentazione teatrale e l’ordine è momentaneamente ristabilito.
Jane Austen non ha mai fatto proclami contro il patriarcato. Era una donna che agli inizi dell’Ottocento – nota Virginia Woolf – scriveva senza odio, senza amarezza, senza paura, senza protestare. A lei non interessa mettere in discussione l’autorità di Sir Thomas – alla quale tuttavia ci si può ribellare quando è il caso – ma con una mossa abilissima ci mostra che quell’autorità così traballante andrebbe in rovina senza l’intelligenza, il sostegno, il giudizio e la forza d’animo di Fanny Price e – dunque – di un’autorità femminile.